VINCITORI III EDIZIONE PREMIO LETTERARIO DONNE TRA RICORDI E FUTURO EDIZIONE 2016-2017
SEZIONE ROMANZI
1° Premio al romanzo Quand’ero contadino
di Giorgio Ceccarelli
Vita: Giorgio Ceccarelli, di Firenze, ma nato a Pratovecchio, è stato direttore editoriale della Casa Editrice Le Monnier. E’ il primo romanzo che scrive.
Riassunto: Opera autobiografica, che ripercorre con andatura non strettamente cronologica, ma piuttosto emozionale, il suo percorso esistenziale, dall’infanzia a Romena, Pratovecchio, fino al trasferimento a Firenze. Scolaro precoce, a 5 anni sta in ascolto sotto la finestra dell’auletta pluriclasse a sentire le lezioni, collabora nei lavori agricoli, dei quali dà informazioni utili a chi non ha mai messo piede in una casa colonica, ad esempio, il nome degli attrezzi, le procedure stagionali, le tecniche ormai in disuso per produrre filati e tessuti, canestri, formaggio e molto altro. Finché arriva il momento del gran balzo verso una nuova vita, sulla spinta della ricerca di migliori condizioni; precaria all’inizio, ma che pian piano si consolida con il lavoro dei grandi e lo studio dei giovani. Le donne della famiglia sono sempre in primo piano, nonostante il titolo del romanzo non lo accenni. Efficace è la presentazione dei personaggi familiari e di altri che vi ruotano attorno.
Testo: Era un romito, uno che si era ritirato dal mondo, come diceva Nonno, senza che io capissi bene cosa voleva dire; un sant’uomo, come diceva Nonna. Stava in una chiesetta in montagna, l’Oratorio delle Calli, vicino alla Consuma e andava di giorno in giro alla cerca di un po’ di cibo dai contadini. Una volta, Nonna gli chiese se volesse un po’ di cacio o un uovo. Lui rispose che intanto che si coceva l’ovo, avrebbe mangiato un po’ di formaggio. Mi parve un ingordo, altro che sant’uomo! (…)
Che la parola “cucina” esistesse e indicasse l’ambiente che noi si chiamava casa l’ho scoperto che avrò avuto otto o nove anni. Se ci ripenso, avevamo ragione noi; cucina è una parola che limita il significato di uno spazio alla mera funzione alimentare; casa indica che quello spazio lo si usa per vivere, di cui il mangiare è solo un aspetto e neppure il principale. Poiché il dormire per un bambino non è vivere, le camere da letto non erano casa ma solo camera.
Motivazione: Avvalendosi di uno stile semplice e colloquiale, l’autore disegna un’opera ricca di personaggi, di sensazioni, di memoria che descrive con garbo e in modo accattivante per il lettore. E mostra, inoltre, grande attenzione ad usi e costumi del tempo con in primo piano i protagonisti della sua storia. Ne deriva un affresco nostalgico, in alcune parti, forse anche un po’ melenso (per usare le parole dello scrittore), e questa autocritica è senza dubbio un suo grande merito, ma letterariamente funzionale alle vicende narrate. Un bel libro da premiare.
2° Premio al romanzo Le viole dagli occhi chiusi
di Fabrizio Catalano
Vita: Fabrizio Catalano, regista e drammaturgo di Roma. Scrive saggi, romanzi e pièces teatrali, traducendone alcune dal francese. Ha realizzato alcuni documentari e cortometraggi, ma prevalentemente si dedica alla regia teatrale, riscuotendo un notevole successo di pubblico e di critica, anche con alcuni spettacoli tratti dai romanzi del nonno Leonardo Sciascia.
Riassunto: Le viole dagli occhi chiusi è un avvincente romanzo con protagoniste due gemelle trovatelle boliviane, salvate da una suora, una cieca e l’altra che lo diventerà da grande. Verranno adottate da una famiglia belga che offrirà loro un ambiente agiato e ricco di stimoli. Vivono in stretta simbiosi in una dolce dipendenza reciproca, finché sboccia un amore travolgente tra una di loro e il fidanzato dell’altra.
Testo: Tutto è buio, ma non è notte. Strabuzzo gli occhi, che sembrano incapaci di abituarsi alle tenebre, di ravvisare qualunque cosa. Com’è possibile?
Allungo la mano destra, alla ricerca di Jens. Lui non c’è. Le mie dita affondano nella stessa sostanza umidiccia e porosa. Invano tasto; mi giro, e anche da quella parte non vedo altro che un nero senza fine. ( …). Aprii il cassetto per recuperare le lettere di Suor Rosalia: volevo scriverle e comunicarle la mia decisione, prima che questa evaporasse nei fumi della pigrizia o della codardia. Avrei forse potuto chiederle consiglio sulla questione che mi affliggeva… Ma a che sarebbe servito? Inorridita, mi avrebbe rimproverato! No: il simulacro di me e Leda doveva, agli occhi di tutti, rimanere perfetto. Senza sfregi o screpolature.
Motivazione della premiazione: Le viole dagli occhi chiusi è un romanzo che avvince il lettore grazie a una trama complessa e in continuo evolversi, che conduce le protagoniste da un continente all’altro. Il libro è pieno di citazioni e di reminiscenze, soprattutto francesi, che rivelano il notevole bagaglio conoscitivo del suo autore, personaggio poliedrico nel settore della cultura e dello spettacolo. Un’opera che invita alla riflessione sui grandi misteri dell’amore e della vita stessa.
3° premio al romanzo Bagliori tra le nuvole
di Antonella Giordano
Vita: Antonella Giordano, di Roma, è direttore tributario presso il Ministero Economia e Finanza e membro del Comitato Unico di Garanzia del Consiglio di Stato. Ha svolto funzioni di docenza, di esperto fiscale in interviste alla RAI. Ha pubblicato 16 libri e circa 1.600 articoli in materia economico-fiscale. È Cavaliere e Ufficiale al merito della Repubblica Italiana.
Riassunto: Il romanzo tratteggia le vicissitudini di una donna, moglie di un carabiniere siciliano, rimasta vedova con una figlia, che da uno sperduto paese dell’Alto Adige segue il marito fino in Sicilia. Il libro racconta eventi dolorosi per madre e figlia, che invece di unirle, le tengono inspiegabilmente lontane, finché arriva il disgelo e l’illuminazione nel cuore e nella mente della figlia, che decide di far conoscere alla madre il figlio, nato da un amore infelice.
Testo: Le giornate spesso sono attraversate dalle nuvole che, a volte, sono angeli di zucchero filato. Giocano a rincorrersi in cielo tra il sole e le stelle. A volte diventano fantasmi neri che li oscurano per non farti riconoscere le tante pietre d’inciampo che sono disseminate lungo il cammino della vita. Ricordati che c’è sempre il sole al di sopra delle nuvole e che prima o poi arriva il vento che apre squarci profondi per lasciare passare il bagliore dei suoi raggi lucenti.
Motivazione della premiazione: Un libro sui drammi privati, sulle dolorose esperienze di due donne e sul loro coraggio nell’affrontare e superare tutte le avversità che si presentano. Ed è anche una storia d’amore semplice, d’altri tempi, che non può non commuovere. Il romanzo ha inoltre il pregio di una buona scrittura e si avvale di un’ottima descrizione dei luoghi dove la vicenda si svolge, conducendo il lettore dall’Alto Adige, alla Calabria, alla Sicilia e infine al Lazio.
SEZIONE NARRATIVA RACCONTI
1° premio al racconto Plaza de Mayo
di Gerardo Giordanelli
Vita: Gerardo Giordanelli di Castiglione Cosentino, prima è stato insegnante di Filosofia, ora Dirigente in un primario gruppo pubblico. Da alcuni anni si occupa di narrativa, ha pubblicato romanzi e racconti su temi vari, vincendo alcuni premi letterari. Ha appena terminato la prima stesura del romanzo Apologia di Socrate, in cui immagina il filosofo greco alle prese con i problemi della contemporaneità.
Riassunto: Il racconto, Plaza De Mayo, narra la vicenda di una madre che attende la liberazione del figlio da parte delle autorità argentine e nell’attesa ripercorre episodi della loro vita.
Testo: Il suo rapporto con il figlio non sarebbe mai stato esclusivo, normale. Altre persone doveva ammettere al suo affetto e alle sue attenzioni e anche altri dovevano occupare la mente, il cuore e le azioni di Hectòr, soprattutto ora che stava per essere liberato e il suo impegno politico sarebbe ritornato totale. Lei e suo figlio erano destinati a vivere in mezzo agli altri e per gli altri.
Motivazione della pubblicazione: Il racconto risalta per la capacità descrittiva dell’autore della situazione storica dell’Argentina e di introspezione nell’animo della madre. Quello della madre è un ruolo, una missione, un destino, tutti ben disegnati. Mamma e amore sono davvero sinonimi e qui si capisce. L’autore ci presenta tutte le sfumature dei sentimenti di una donna, che scopre dentro di sé il futuro nella persona del figlio, che lotta per la libertà e lo abbraccia come suo; sono due storie private intrecciate alla storia nazionale.
2° premio al racconto Il trionfo dell’ipocrisia
di Lina Giuffrida
Vita: Lina Giuffrida, di Catania, è imprenditrice nell’azienda di famiglia. Gli impegni lavorativi e familiari non le impediscono però di coltivare numerosi hobby, fra i quali la scrittura. Appassionata di narrativa, nel 2008 pubblica il suo primo romanzo che le vale riconoscimenti e premi. Negli anni successivi pubblica un altro romanzo, numerosi racconti e partecipa a molti concorsi letterari classificandosi sempre fra i finalisti.
Riassunto: Il racconto Il trionfo dell’ipocrisia narra dei vani tentativi di una figlia, Adelia, di instaurare un rapporto con una madre ipocrita e anaffettiva che non l’ha mai amata. Solo dopo la morte della madre, che fino all’ultimo è rimasta imprigionata in una rete intessuta di delusioni, rabbia e rancore, una lettera ritrovata per caso, svelerà il mistero, e le domande di Adelia troveranno una risposta e tutto riacquisterà un senso.
Testo: Mia madre è una donna intransigente, fredda come un iceberg, non crede nell’amicizia o nell’amore, mantiene con tenacia un riserbo assoluto che sa di omertà. Non ha mai manifestato sentimenti, aspirazioni o nostalgie né avuto voglia di raccontarsi o tramandare ricordi. Sconosce l’istinto materno, forse non mi ha mai amata semmai appena tollerata, sono per lei un cumulo di difetti, una figlia di cui vergognarsi. Essere accettata per ciò che sono è il mio più grande desiderio.
Motivazione della premiazione: Il titolo è didascalico, ma forse un po’ ovvio: un bellissimo romanzo (ristretto) come questo merita una Recherche. Scritto molto bene, è scorrevole e avvincente al contempo. L’autrice ti porta nel proprio seno più nascosto e segreto, quasi contro la tua volontà. Chi legge si sente via via importuno e fuori posto. Il colpo di scena tuttavia arriva inatteso, pur essendo il tema una non-novità letteraria e abbondantemente saccheggiato nella cinematografia. Bene i tempi e i colori. Bella la fotografia finale che riporta il lettore in superficie a riprender fiato, dopo una profonda apnea.
3° Premio al racconto Il Buio
di Anna Cecioni
Vita: Anna Cecioni, di Firenze, dice di sé: “ho vissuto sempre scortata dal piacere sottile della scrittura: ritirarmi in un angolo a far vivere le storie che mi passavano per la mente è stata, è e sarà la cosa che mi soddisfa di più”. Le storie hanno già visto la luce in 4 libri.
Riassunto: Il racconto, ambientato in Toscana nell’agosto del ‘44 è ispirato a una storia vera; narra le disavventure di due coniugi, Annina e Nando: la morte di quest’ultimo trucidato dai nazisti, la disperata corsa della donna con il cadavere del marito su una carriola e la sua ribellione a quanto di profondamente ingiusto la guerra porta con sé.
Testo: Li hanno ammucchiati come conigli – pensò. Annina aveva raggiunto il cumulo dei cadaveri: Nando era rimasto sul fondo. Cominciò a spostarli, uno ad uno. Dove trovasse la forza di procedere, lei che era sempre stata una donna così debole, non avrebbe saputo dirlo. Il ragazzo tedesco si provò a respingerla, colpendola con il calcio dell’arma, ma Annina non interruppe il suo lavoro fino a quando non riuscì ad arrivare al marito. Lo afferrò con entrambe le braccia e tentò di farlo ricadere nella carriola. Il viso, le mani, le vesti erano colorati del sangue di lui.
Motivazione della premiazione: Con un linguaggio asciutto, sintetico ed efficace l’autrice esprime gli stati d’animo di un popolo sotto assedio, che vive come fosse nel buio, senza un barlume di luce e di speranza a rischiarare i giorni, mentre invece la natura, incurante delle tragedie umane, come sempre, risplende sotto il sole di agosto; poi lo sgomento di una moglie alla vista del corpo del marito sopra un mucchio di cadaveri e il suo coraggio nel recuperarlo per portarlo a casa.
SEZIONE POESIA
1° premio alla poesia Il cardellino
di Tiziana Monari
Vita: Tiziana Monari è una poetessa di Prato, che nel giro di 11 anni si è affermata con la pubblicazione di 12 libri di poesia, tutti vincitori di altrettanti primi premi. Inoltre ha ottenuto più di 400 riconoscimenti, con la pubblicazione di suoi testi in numerose antologie; l’ultimo libro di poesie, La sera di Macondo, è del 2016. Dice di sé: Ho seguito studi umanistici letterari, amo leggere, girare il mondo (ho visitato 72 paesi di tutti i continenti) e fare lunghe passeggiate nei boschi con il mio cane.
Riassunto: Durante una vacanza in Estonia sono capitata una sera in un piccolo paesino, dove non c’erano alberghi. Era molto tardi e avevo già percorso tanti chilometri nella giornata, perciò ho chiesto a una pattuglia della polizia se era possibile pernottare presso qualche abitazione. Mi hanno accompagnato in una casetta in mezzo ai campi dove la proprietaria, una vecchina dolcissima, affittava le camere. Entrando in questa abitazione mi è sembrato che il tempo si fosse fermato, c’erano attaccati alle pareti tutte le icone del comunismo, era tutto così povero, ma nello stesso tempo così dignitoso. Appena entrata nel letto umido in una stanza che profumava di legno e di lavanda, mi sono immaginata la vita di questa vecchietta. Ed è nata questa poesia… A mattina, quando sono andata a fare colazione il cardellino cantava sulla finestra.
Testo: Il cardellino
Ci sono scuri accostati ad ogni ora del giorno
nella casa di Olga
non canta più il cardellino
la storia si è portata via tutto
l’entusiasmo dei giorni lontani
la ricchezza, l’amore, i fiori di carta velina
il trench lungo e bianco, la sciarpa di seta
comprata a Parigi in un inverno lontano
ora ci sono barboni tra il sonno e la veglia davanti alla porta
la luce che cede alle ombre nelle stanze ormai vuote
sulle mele ammaccate, sui cereali scaldati
che sono quasi una cena.
Tutto è incuria nella casa di Olga
anche il vento che arruffa i ricordi
il profumo speziato del sandalo,
le lenzuola strappate, le calze bucate
il calendario con le foto di Lenin
resta solo una luce piovosa, il marciapiede bagnato
il desolato lamento dei clacson
una premura svagata e confusa
per Olga che legge l’ora nelle fasi lunari
sognando un giardino di ciliegi fioriti
un cardellino dall’ugola d’oro e Tolstoj da leggere ancora.
Di sera. Davanti ad una luce lontana.
Motivazione della premiazione: Con la poesia premiata la poetessa ci tratteggia abilmente l’atmosfera di una casa, quasi fosse un dipinto; con qualche oggetto qua e là che ricorda una giovinezza agiata, come il viaggio a Parigi e un presente più modesto, di carta velina. E’ una casa che mostra tutti i segni di una vita ormai stanca di porre rimedio al logoramento dei giorni; vi prevale un senso di rinuncia, che trova consolazione nei ricordi e nelle letture. Infatti, abilmente l’autrice introduce nella poesia le sue reminiscenze letterarie, come “Il giardino dei ciliegi” di Cecov, dedicato alla moglie Olga, anche nome della donna, e “Tolstoj da leggere ancora”, che ci fanno immaginare una donna caduta in povertà, ma colta, che ama leggere piuttosto che sfaccendare.
2° premio alla poesia Pinus Pinea
di Tiziana Colusso
Vita: Tiziana Colusso, di Cerveteri. Dopo la laurea in letteratura comparata si specializza all’université Paris-Sorbonne. Dal 2005 al 2011 è stata eletta nel Direttivo della Federazione delle Associazioni di autori dei paesi europei, con sede a Bruxelles. Ha fondato nel 2009 il web magazine FORMAFLUENS – International Literary Magazine (www.formafluens.net). Ha pubblicato narrativa, poesia, saggistica. Tra le ultime pubblicazioni: Torri D’avorio & Autori In Tour. Writers Houses e Residenze di Scrittura in Europa al tempo della sharing economy; La manutenzione della meraviglia. Diari e scritture di viaggio, 2013; Ecofrasie, audiolibro con CD allegato. Ha partecipato a numerosi Festival Letterari in Italia e all’estero. Insegna in un master all’Università ROMA3.
Riassunto: Spiega la poetessa che ha scelto il testo Pìnus Pìnea, “perché è una ricostruzione visionaria – anche se con elementi di realtà – della memoria di un’infanzia etrusca e di un futuro altrettanto visionario da baronessina rampante, non nel senso di rampantismo sociale, ma nel senso proprio arboreo e fiabesco del barone rampante di Italo Calvino”.
Testo: Pinus pìnea, o della patria pineale
Pinus pìnea di pinoli infantili infranti da serci Etruschi
e sparsi sui tufi della necropoli, tumuli-isolette
fecondati dal seme secolare in fioriture stratificate:
da allora persa a vagare fluida e fluente, pronta
al naufragio, fin quando nella foga dell’affogo
proprio un Pinus pìnea in sogno m’appare,
tronco coperto di scaglie e insetti, erto come un plastico
orografico, odoroso di resina, letale per le pigne in testa –
che per gli adulti hanno nomi aspri di psicofarmaci
ma nell’infanzia del mondo germinavano
in Terzo Occhio Pineale, dove Cartesio poneva
l’incontro fatale tra Res Cogitans e Res Extensa,
unica parte non bivalve del cervello – Graal pineale
scolpito sullo scettro di Osiris, sacro agli Etruschi, per me
oriente domestico di domeniche sotto i pini a spinolare.
Vorrei ora una capanna sui tuoi rami, Pinus pìnea,
come rampante baronessina salvata dalle maree, installata
nella piccola patria pineale, focolare di zero metri quadri.
Motivazione premiazione: Poesia colta, in terzine, con accenti lirici che subitamente ci trasportano nell’atmosfera magica della necropoli etrusca di Cerveteri, dove vengono rievocati abilmente attimi di vita vissuta con toni anche ironici. Nel sogno dell’età matura i ricordi dell’infanzia ispirano collegamenti con le teorie scientifiche, che pongono la ghiandola pineale, come la sede dell’anima e la fucina dei sogni.
3° premio alla poesia Dove finiscono i gesti
di Laura De Luca
Vita: Laura De Luca è radio-giornalista, autrice radiofonica, teatrale e disegnatrice di Roma. Autrice di saggi, romanzi, pièces teatrali e testi illustrati, ha anche prodotto spettacoli e opere discografiche. Dal 2009 sta recuperando lo storico format delle interviste impossibili: in radio, in teatro e in diversi progetti editoriali. Sono di imminente uscita il saggio La radio disegnata. Ipotesi per una filosofia dell’ascolto (Mimesis) e la silloge poetica L’armadio di una donna (L’Erudita).
Riassunto: Con la poesia Dove finiscono i gesti l’autrice mostra la sua inquietudine a causa dell’avanzata delle lntelligenze artificiali, che potrebbero compromettere la conservazione di quella parte peculiare di noi che sono i sentimenti, che si esprimono, appunto, anche con il gesto quotidiano di una carezza.
Testo: Dove finiscono i gesti
Dove finiscono i gesti?
Mettiamo che ci sia un pozzo,
una buca, un tiepido nascondiglio
o una tana, giù nell’inframondo,
oppure nell’ultracielo,
tra neutrini come coriandoli
briciole di terriccio
polvere di reperti al silicio,
dissepolte lacrime di radioattivi, decaduti dolori.
Quale si salverebbe dei mille gesti
sprecati degli uomini
nei secoli
di minuti e di secoli dispersi?
Quale rileveranno
le intelligenze artificiali
tanto da poterla replicare?
Una carezza, se mai potranno,
imbambolati, riconoscerla.
Motivazione della premiazione: Poesia molto originale per il tema futuribile, che disegna uno scenario inquietante di rottami di hardware, robot, computer e software: le nostre dissepolte lacrime / di radioattivi, decaduti dolori. La domanda che preoccupa l’autrice, espressa con versi concisi che coinvolgono il lettore sul futuro dei nostri sentimenti, è perciò legittima e condivisibile: <Queste intelligenze artificiali potranno mai riconoscere una carezza per poterla replicare?>
SEZIONE CUCINA IN FAMIGLIA
1° premio per l’opera Viaggio in cucina dalla collina al mare
di Moira Adiutori
Vita: Moira Adiutori, di Riano, vicino a Roma, è Specialista in Beni Archivistici e Librari e Presidente dell’Associazione Culturale Leggo&Scrivo. Si occupa di giornalismo, di promozione della lettura; tiene anche laboratori e corsi di scrittura nelle scuole, nelle biblioteche e in collaborazione con enti e associazioni.
Riassunto: Viaggio in cucina dalla collina al mare traccia un percorso esistenziale accompagnato da quello culinario, caratteristico dei luoghi d’Italia che ha attraversato; disegna anche l’evoluzione culturale di una ragazza, la prima laureata della famiglia, che dal paese natale si sposta prima a Roma per studiare, poi a La Spezia, Taranto, Venezia per seguire il marito, comandante della Marina Militare, conosciuto durante un viaggio premio sulla Nave Scuola Vespucci.
Testo: Fino a quel momento ero salita solo sugli ulivi di Paliano da cui potevo vedere le valli, le colline e i monti circostanti. Dall’albero maestro del Vespucci potevo vedere una distesa blu rilucente. In quel momento non lo sapevo, ma mi ero appena imbarcata in un nuovo viaggio.( …).
Nella mia vita in Marina il mercato è sempre stato fonte d’ispirazione per la buona cucina: Ma oggi non cucino io, mi affido al cuoco de “I Porchettoni”. Mentre aspettiamo di mangiare una “gricia” e un “cacio e pepe”, siamo gli stessi di sedici anni fa con tanta voglia di sorridere e di viaggiare insieme.
Motivazione della premiazione: il testo si presenta come un intreccio tra biografia e le ricette tipiche dei luoghi dove lei ha soggiornato, arricchite dal racconto di episodi personali gustosi, come le ricette; quindi il testo coinvolge e insegna, si legge piacevolmente, sia come una biografia esemplare di una ragazza volitiva, in cui tante si possono ritrovare, sia come un ricettario del cuore, che spazia, appunto, dalla collina al mare. Abbiamo quindi sia una parte significativa della cucina familiare italiana, intrecciata ad attimi di vita vissuta, che una guida tecnica per la realizzazione pratica di piatti, che sono uno dei punti di forza del nostro Bel Paese.
2° premio per l’opera Il Passaggio della cucchiarella da nonna a nipote
di Giacinta Gasdia
Vita: Giacinta Gasdia di Larino, Campobasso. È laureata in architettura. Dal 2002, ha approfondito il suo interesse per l’architettura ecologicamente ed energeticamente sostenibile, conseguendo la qualifica di Consulente energetico CasaClima, fondando, con altri colleghi, il CasaClima Network Molise. I molteplici interessi non l’hanno, tuttavia, distolta dalla sua formazione professionale di architetto, competente, prevalentemente, nella ricostruzione post-sismica.
Testo e Riassunto: L’autrice racconta: Il ricettario esprime il profondo legame che da sempre ha unito me, Giacinta junior, alla mia nonna, Giacinta senior, classe 1921. Essendo cresciuta avvolta da una nuvola di farina, aiutandola e chiedendo a lei le ricette, non potevo che sviluppare una grandissima passione per la cucina. Per avermi trasmesso questa passione, per avermi passato il testimone, la cucchiarella (da qui l’idea per il titolo delle 30 ricette presentate), non posso che ringraziare mia nonna, confermando così l’aforisma: “Si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti stai solo preparando da mangiare!” La partecipazione a questo premio mi ha dato la possibilità di rispolverare tante sue ricette, per me preziosi ricordi, e condividerli.
Motivazione della premiazione: Il testo è molto accattivante per la ricchezza e vivacità dei disegni e della presentazione grafica; le ricette sono accompagnate da consigli pratici per la buona riuscita dei piatti e da qualche citazione di proverbi. Rivive, così, la cucina che fa parte della memoria familiare legata a nonne, mamme e zie.
3° premio per l’opera Crisi, vado a vivere in campagna
di Manuela Righi
Vita: Manuela Righi di Partina, Bibbiena, decide di lasciare Firenze, dopo aver lavorato 30 anni all’Istituto per il Commercio Estero per cominciare una nuova vita in campagna.
Riassunto: Il racconto parla di una donna, che arrivata al momento della pensione, decide di fare una scelta radicale di vita. Lascia la città e si ritira in campagna, raccontando tutti i privilegi che essa offre.
Testo: Cosa si fa in Casentino quando nevica? Non si fa niente! Si sta alla finestra, al calduccio e si guarda il paesaggio che lentamente, silenziosamente, inesorabilmente si ricopre di bianco.( …).
Per passare le serate e non essere completamente avulsi dalla realtà e dal contatto umano, accettammo l’invito di un nostro vicino di casa. Era un soggetto particolare ed essendo solo al mondo si era affezionato considerandoci come dei figli. Dispensava consigli su ogni cosa ( …). Poi riscattava la sua invadenza mostrandosi sempre pronto nel darmi una mano qualsiasi cosa chiedessi.
Queste serate adesso le considero irripetibili. Credo che nella mia vita non mi accadrà mai più niente di simile.
Ci faceva accomodare in cucina.
“Si mangiano le bruciate con il vino novello,” diceva.
Motivazione della premiazione: Il libro non è solo un ricettario della cucina toscana, ma anche un itinerario spirituale che riconduce l’autrice in campagna, attraverso i ricordi d’infanzia, verso una vita e una dimensione più a sua misura. Si avvicina al nuovo lavoro documentandosi e lasciandosi consigliare; Originale l’inserimento dei proverbi, dei tempi della semina e fioritura, del raccolto delle piante e verdure tipiche della zona. Si percepisce la grande voglia di imparare dagli anziani per recuperare il loro sapere.
SEZIONE AMBIENTE
1° premio per l’opera Camminando tra terra e cielo
di Martina Masiero
Vita: Martina Masiero, vive in Casentino e lavora per Il cammino di Assisi. È cresciuta in Polesine, ma la sua inquietudine esistenziale l’ha condotta sul Cammino di Assisi, che le ha fatto scoprire il Casentino, attraversato a piedi per raggiungere la città di San Francesco. Ha scelto poi di tornarvi e di viverci. Dopo gli studi ha lavorato presso un’azienda locale; si è occupata di volontariato e associazionismo culturale. Ha fatto della sua passione la sua professione.
Riassunto: Così si esprime l’autrice: “Si tratta di un breve racconto autobiografico di una giovane donna polesana, … ormai perduta nelle angosce e nella frenesia di una vita senza senso. Nel 2010, all’età di 28 anni, trova il coraggio di intraprendere in solitaria il Cammino di Assisi: 300 km per unire il cammino interiore con quello esteriore. La strada la conduce attraverso la natura del mistico Casentino, permettendole finalmente di ritrovarsi e far ritorno a casa. Un percorso doloroso e profondo che fa sbocciare nella protagonista il più ancestrale senso di appartenenza alla natura, trovando in esso molte risposte e altrettante nuove domande.
Testo: Una rigogliosa faggeta delimitava il cammino e dava sfogo a tutto il suo maestoso fervore, i tronchi e i rami contorti generavano infinite e fantastiche figure che lasciavano intuire i rigidi inverni vissuti: è strano come la più pura ed essenziale forma di bellezza sia sempre temprata dalla sofferenza. E quella foresta ne era testimone; infatti, il suo travagliato inverno poteva vivificarsi di maestosa bellezza in estate (…)
Arrivai a Poggio Scali prima di quanto immaginassi, 1520 metri di altitudine, intorno a me la quiete (…) In quell’altura persi il tempo e mi ritrovai. Non avrei mai voluto che quell’attimo finisse, ma sapevo che da quell’attimo di vita tutto sarebbe cambiato. (…) Sebbene fossi giunta alla mia meta giornaliera, assecondai l’istinto che mi guidava in direzione del cartello che indicava Castagno Miraglia. Era un ambiente familiare; i miei passi erano così sicuri, e nell’addentrarmi ancora una volta nel bosco, sentivo scorrere la sua vecchia linfa … e infatti poco dopo apparve lui, Sua Maestà. Un Castagno dalle dimensioni imponenti, tanto da superare i 20 m di altezza e i 4 m di diametro alla base. La sua età invece rimane tuttora misteriosa poiché le sue misure dicono 500 anni, ma dal registro storico ne risulterebbero 300.
Nel ritrovarsi ai suoi piedi, dimensioni ed età si perdono nella sua forma contorta, nella sua profonda ferita longitudinale, nella sua porosità ed è disarmante come nonostante il suo precario equilibrio, sia emblema di vita. Vecchio, contorto, probo, fiero di ciò che racchiude in sé.
Fu esattamente in quel momento che con commozione sentii l’Amore che penetra e sostiene il Tutto, donando speranza, conforto e rifugio. Contemplai l’Essenza di quell’albero che ai miei occhi si faceva Creatura, lo abbracciai mentre mi sussurrava con dolcezza il suo inno alla vita.
Motivazione della premiazione: Il racconto è veramente esemplare per il coinvolgimento che l’autrice suscita nel lettore. Infatti, con un linguaggio scorrevole, connotato da accenti lirici nel descrivere la foresta, insieme ai suoi stati d’animo, l’autrice ci trasmette le sue emozioni, che diventano anche le nostre. Da esse traspare il suo travaglio interiore e la pacificazione con se stessa, raggiunta per mezzo del contatto con la Foresta. Nel racconto Camminando tra terra e cielo l’autrice ci presenta una tappa del Cammino di Assisi, un percorso su sentieri boscosi, come un percorso dell’anima, alla ricerca di quei valori che possano riempirle e indirizzare la sua vita; nasce così un dialogo tra lei e gli alberi, che ora vede con occhi nuovi, con gli occhi della speranza di una resurrezione.
2° premio per l’opera A Maria Henrietta Kingsley donna errante di Maria Grazia De Castro
Vita: Maria Grazia De Castro di Benevento è laureata in Economia Ambientale, con un Dottorato di Ricerca in Geografia Economica, che spiega il suo interesse per l’Ambiente e la sostenibilità. È autrice di diversi saggi, libri, capitoli di libri sui temi a lei cari e da qualche anno partecipa a concorsi letterari con raccconti su questo tema.
Riassunto: L’opera A Maria Henrietta Kingsley donna errante, inglese, nata nel 1862 e deceduta nel 1900, vuole essere un omaggio a una grande esploratrice del XIX secolo dell’Africa. Contribuì ad una nuova conoscenza del continente sotto il profilo antropologico, della flora e della fauna, attraverso la pubblicazione di Travels in West Africa (Viaggi nell’Africa dell’Ovest). Il racconto vuole altresì mettere in luce la donna esploratrice, che nel passato è vissuta all’ombra di grandi uomini avventurieri, pur avendo conseguito, spesso, risultati scientifici importanti ancora oggi.
Testo: Sono partita da Liverpool e sulla nave ho incontrato il capitano Murray. È un uomo molto elegante e sarà piacevole trascorrere del tempo con lui. Ci intratteniamo a parlare di Africa e io sono lusingata dalle sue attenzioni. La sua aria beffarda e impunita ora mi attrae, ora mi mette a disagio. L’Africa ci appartiene, ci riguarda, è il nostro progetto. (…)
E le tribù…le guardo sorridendo, nascosta nel buio. Seduta nell’ombra profumata e tenebrosa della notte, osservo i loro balli e i riti religiosi, fino a quando l’alba illumina i loro occhi neri e i volti dei bambini stanchi ma felici. Ogni giorno scopro frutti nuovi dal sapore sconosciuto e misterioso che assaporo prudentemente come i baci di Murray. ( …)1895
Motivazione della premiazione: Il soggetto scelto dall’autrice, una donna esploratrice come protagonista, è quanto di più inusitato si possa incontrare alla fine del 1800, quando ancora imperavano crinoline e mutandoni. L’autrice mette in evidenza sapientemente la voglia della protagonista di superare i condizionamenti dell’epoca per seguire la sua passione. Ne delinea i sentimenti, la curiosità e il rispetto verso gli indigeni, osservati non come esemplari da circo, ma nella loro umanità.
3° premio per l’opera Cuoricino nella terra dei fuochi
di Monica Stravino
Vita: Monica Stravino abita a San Prisco, Caserta. È laureata all’Istituto Universitario Orientale di Napoli, ora insegna Lingua e Civiltà Spagnola. Ha partecipato al premio anche alle sezioni di poesia e romanzo.
Riassunto: Cuoricino nella terra dei fuochi è una favola che verte sulla tematica ambientalista, ispirata alla grave situazione attuale della “terra dei fuochi”. Cuoricino è un giornalista che lotta per il bene della sua comunità. Il lieto fine del racconto, che prevede un percorso di rigenerazione della “terra dei fuochi”, è l’augurio che ci facciamo noi tutti.
Testo: Cuoricino lavorava per il giornale della sua città, ogni mattina si ostinava a recarsi a lavoro in bicicletta, anche se non esistevano piste ciclabili ed era uno slalom pericoloso addentrarsi per le strade intasate dal traffico. Quel mattino, come sempre, era grigio e cupo. Lo smog prodotto dalle auto ferme nelle file perenni, unito all’aria già contaminata dai fuochi dei veleni della notte, rendevano l’aria irrespirabile. Ai lati delle strade erano spuntate vere e proprie montagne puzzolenti: erano i rifiuti non raccolti da mesi!
Motivazione della premiazione: Per presentare il grave e annoso problema della “Terra dei fuochi” l’autrice ha scelto opportunamente la forma della favola che prevede la lotta del protagonista contro il male e la vittoria finale del bene. Felice l’intreccio tra la storia privata dei protagonisti e quella pubblica.